Cos’è la:

Terapia da Esposizione Narrativa

La Terapia dell’Esposizione Narrativa (Narrative Exposure Therapy – NET) è una terapia a breve termine per individui che manifestano i sintomi del Disturbo da Stress Post Traumatico a seguito di esperienze traumatiche.

Il trattamento prevede l’esposizione emotiva ai ricordi degli eventi traumatici e la riorganizzazione di questi ricordi in una coerente narrazione cronologica di vita. Questo tipo di terapia è oggi utilizzata soprattutto con le persone vittime di violenza ripetuta, torture, calamità naturali e discriminazioni politico-religiose.

Il trauma

I traumi intenzionali sono la conseguenza psicologica o psicopatologica delle marcature violente e deliberate della dimensione politica, sociale, culturale, religiosa sulla sfera individuale o collettiva. Lo stesso concetto, però, designa anche i metodi di produzione di una psicopatologia o di una sofferenza psicologica, individuale o collettiva, indotte direttamente e deliberatamente da queste sfere collettive di natura politica, economica, culturale o religiosa.” (Sironi, 2007)

Le persone che hanno vissuto dei traumi spesso si trovano bloccate in ció che hanno subito; i ricordi traumatici dominano la vita di chi continua a sentirsi tormentato anche quando la minaccia è lontana nel passato. Nel caso dei traumi subiti, il corpo e la mente agiscono come se la minaccia fosse presente. Al centro del trauma psicologico esiste spesso una confusione tra il passato e il presente. Il ricordo di un trauma non deve essere cancellato, il passato autobiografico di una persona non puó essere annullato dalla psicoterapia, ma la sofferenza puó essere ridotta drasticamente.

Gli interventi in grado di portare a una reale riorganizzazione dei ricordi sono di importanza fondamentale: possono indurre a un cambiamento strutturale a lungo termine nella memoria dei pazienti non limitandosi a inibire la percepita minaccia. La reintegrazione degli eventi traumatici é particolarmente importante dal momento che i ricordi traumatici di una persona possono riattivarsi in ogni momento nel corso della vita. La ripetizione del passato “come se” fosse qui ed ora diventa un pezzo del presente, un’immagine composita troppo terribile per poterla esprimere ad alta voce.


Il silenzio non aiuta mai le vittime. Aiuta solo gli aguzzini… Se rimango in silenzio, avveleno la mia anima
(Wiesel, 1996)

 

É cosí che nasce il silenzio: spesso persone che hanno vissuto eventi traumatici fin dall’infanzia non riescono a rielaborare memorie precise, ma nel frattempo sono affetti da sintomi di provenienza “ignota” e vivono una vita di sofferenze non dette. Sentirsi soli, isolati, incompresi, é ció che nasce dal trauma, come la sensazione di non riuscire a gestire quella “parte folle”, fatta di emozioni che diventano comportamenti, perdendo il controllo. Il conflitto tra il desiderio di svelare gli eventi e l’incapacitá di parlarne é la base del nucleo dialettico del trauma psicologico. Ma la possibilitá di mettere in parole il trauma é ció che consente di uscire da quella sensazione di ammutolimento e dalla convinzione che gli altri non saranno mai in grado di di comprendere la sofferenza.

 

Troppo spesso prevale il segreto, e la storia dell’evento traumatico affiora non come narrazione verbale, ma come sintomo. Ricordare e dire la veritá su eventi terribili, costituiscono un prerequisito per la cura delle vittime
(J.L. Herman, 1992).

Affrontando questi aspetti nel corso della cura e attraverso l’esternalizzazione delle emozioni, dell’abuso e dello scoraggiamento, puó avvenire la guarigione.
La terapia dell’esposizione narrativa si focalizza sulla cura dell’individuo incoraggiando a raccontare la storia degli eventi traumatici e rivisitarne gli scenari attraverso tecniche di esposizione immaginativa. Lo scopo é quello di permettere la modificazione della rete incentrata sulla paura costituita dagli eventi stressanti; in questo modo i ricordi intrusivi e frammentati si reintegrano nel contesto originario e si sviluppa una narrazione autobiografica coerente.

Guarire dal trauma, cosa che riduce il dolore, rende le persone capaci di vivere una vita costruttiva e riduce la probabilitá che le vittime mettano in atto ulteriore violenza: ostacola quindi il ripetersi del ciclo della violenza”
Staub (1998).

Lavorare sulla propria autobiografia ha un vantaggio notevole: consente di riflettere retrospettivamente su tutta la propria esistenza. Questo consente di comprendere quanto gli elementi che costituiscono la sfera emotiva non consapevole siano connessi agli stati d’animo positivi e negativi. Attraverso questo processo puó nascere una nuova percezione di “chi sono io”, diversa da “chi ero” quando é avvenuto il trauma, con una nuova percezione delle proprie emozioni, pensieri, comportamenti, validando le risorse personali nuove e quelle sviluppate nell’arco della vita. In condizioni di sicurezza é possibile restaurare l’integrazione tra gli episodi della propria vita e le proprie emozioni, generando consapevolezza e un nuovo senso di autodeterminazione.

Quando le intrusioni del passato diminuiscono possono emergere desideri e interessi che riguardano il futuro.
Il terapeuta in questo caso offre un rapporto sicuro in cui rimane disponibile come ascoltatore, rispettando ogni elemento della vita del paziente come viene narrata momento per momento.

Poiché sono passata attraverso il dolore, ora ho avuto indietro il mio passato

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La Psicoterapia:

Un Percorso
Trasformativo

A volte possiamo trovarci ad attraversare eventi o fasi della nostra vita che ci portano a sperimentare profonde sensazioni di solitudine, angoscia, disequilibrio, perdita. In alcuni casi invece le esperienze negative o traumatiche del passato tornano a farsi vive in termini di depressione, ansia, atteggiamenti e comportamenti distruttivi, mancanza di fiducia e autostima.

La possibilitá di condividere queste esperienze ed emozioni con un professionista coinvolto empaticamente in grado di essere depositario della storia del paziente, crea la possibilitá di nominare quegli aspetti piú dolorosi.